lunedì 26 settembre 2011

ecco come truccare gli appalti legalmente

un grosso deficit

Si riparte. Possiamo dire che l'era De Luca inizia proprio ora. Dopo i mesi di assestamento fino all'estate appena trascorsa, ora il Comune di Limbiate a guida centrosinistra deve mostrare i muscoli.
Il primo deficit da colmare è quello di comunicazione coi cittadini. Nonostante una faraonica campagna elettorale che ha riempito le nostre cassette postali allo sproposito (17 liste candidate, neanche fossimo a Milano), dove capeggiava il bel faccione del dottor De Luca, dal giorno dopo le elezioni il silenzio assordante ha prevalso. Nessun numero del giornale comunale, nessuna comunicazione ufficiale.
Il sentire comune è quello di un'amministrazione assente, e il confine tra assenza e latitanza è molto labile.
Allora c'è bisogno di una sterzata, di una presa di coscienza di sindaco e assessori. Rimettetevi sui blocchi di partenza e, senza divagare, raggiungete quegli obiettivi prefissati in campagna elettorale.
La comunicazione con gli assessori non si può definire ancora pienamente sufficiente. Mi è capitato in questi mesi di dover "disturbare" alcuni assessori, ma se qualcuna ha risposto celermente, di qualcun'altra sto ancora aspettando un cenno da settimane. E' importante oggi la comunicazione telematica, e dal momento che il servizio è attivo, sarebbe opportuno che tutti gli assessori si assumessero l'impegno di rispondere alle richieste dei cittadini/elettori.

La cittadinanza chiede un cenno, "c'è nessuno??"... non vorrei andare fino ad Assisi per relazionarmi con un mio assessore... Buon lavoro (e questa è l'ultima volta che lo dico).

Alessandro (non ho nessuna tessera o incarichi di partito a livello locale o nazionale, parlo solo per me)

martedì 20 settembre 2011

NO SERVIZIO PUBBLICO, NO CANONE


Gentile Direttore,

le scrivo queste due righe per esternare la mia indignazione per una tassa ingiusta e incoerente, il canone RAI.
Questa lettera non vuole essere l’ennesima protesta contro una pressione fiscale che non ha eguali (se rapportata ai servizi offerti dallo Stato), ma per porre all’attenzione una colossale incoerenza.
Il canone Rai dovrebbe, a rigor di logica, sostenere un’azienda impegnata nel fornire al contribuente il cosiddetto servizio pubblico: informazioni utili, trasmissioni culturali, ma aggiungerei anche intrattenimento per i più piccoli, sempre tuttavia nel rispetto del buon senso e con la chiara intenzione di formare un cittadino consapevole.
Tutto questo non c’è. Dunque decade la funzione del mio contributo annuale per una buona televisione. Se fossi socio di un’emittente televisiva che non rispetta quelli che erano i presupposti iniziali, semplicemente venderei le mie quote a coloro che credono ancora nel progetto.
Ma con la Rai questo non si può fare.
Perché il canone Rai è una “tassa di possesso” del televisore! Come se fosse un privilegio per pochi, come se fossimo negli anni ’50. Ma i tempi sono cambiati, in ogni camera abbiamo una tv, e allora ha senso ancora questa ipocrisia? Io non credo.

Per questo motivo invito la Rai a seguire una di queste due strade: 1) rinunciare alla logica del mercato pubblicitario, proponendo trasmissioni che rispettino la funzione originaria dell’emittente stessa: il servizio pubblico; 2) rinunciare al mio contributo annuale perché non viene utilizzato “come da accordi” ed intraprendere un percorso, celere, di privatizzazione delle reti stesse.

Detto questo, i partiti che si dichiarano contrari a questa tassa ingiusta facciano la loro parte, se esiste ancora una coerenza.

Grazie