mercoledì 22 settembre 2010

La Lega dura e pura è morta

Oggi è un triste giorno, oggi viene a mancare una convinzione di tanti, che s'è semplicemente rivelata una bella favola. Oggi possiamo dire addio alla Lega Nord dagli alti valori di legalità tanto decantati in passato... La Lega Nord ha votato, insieme al Popolo della Libertà, contro l'uso delle intercettazioni nell'inchiesta torbida che vede indiagato il sottosegretario Cosentino, quello che da Vespa disse, con gergo camorristico, "Io sono un uomo di Berlusconi", come se i politici fossero degli arruolati dai leader carismatici e non, come sarebbe più opportuno, portavoce degli interessi degli elettori... un'uscita infelice che però dà chiaramente l'idea del sottobosco culturale, così fiorente, che imperversa nella politica affaristica italiana.
La Lega oggi, più di ieri, ha ceduto e dovrà renderne conto a quegli elettori che ancora oggi storcono il naso pensando all'alleanza con il Premier. Ora è ovvio che per qualche mese non si parlerà di elezioni perchè la Lega soprattutto ne accuserebbe il colpo.
FLI, Pd, UDC votano a favore dell'utilizzo delle intercettazioni, che sia l'inizio di un nuovo Polo lo dicono in molti, certo gli indizi non mancano. L'Udc oltretutto si è in parte "depurata" con la fuoriuscita pressochè ufficiale di alcuni esponenti poco raccomandabili e con la fedina penale non propriamente linda.

giovedì 16 settembre 2010

Esiste ancora il centrosinistra?

Che cos'è oggi il centrosinistra? Una coalizione? Un'idea? Un orizzonte? Un ricordo lontano? Potrei chiudere il post già qui: Non lo so!
Forse tra le diverse opzioni oggi direi "un orizzonte". Possiamo considerare Pd e Idv un'armata tale da contendere lo scettro al PdL+Lega? Io dico di no, ne ora ne alle prossime elezioni.
Non è soltanto per un fatto puramente numerico, ma anche per un discorso di prospettiva. IdV non è pragonabile alla Lega, il Pd, nel bene e nel male, non è il partito "perno" al pari del PdL.
L'Idv è un partito di lotta e rottura, è un partito "contro" e non ancora un partito "per".
Il Pd nasce come un partito a vocazione maggioritaria dal discorso del Lingotto di Walter Veltroni, ma il progetto è naufragato dimostrando nè di credere profondamente nel progetto, nè di avere una spina dorsale necessaria se l'obiettivo era diventare un partito forte e duraturo. Il Pd non è forte perchè è stata una fusione a freddo, perchè nessuno dei fondatori ha voluto rinunciare alla propria storia, nessuno ha voluto chiarire gli elementi discordanti di cui si parla dapprima della nascita (questione cattolica, collocazione europea, visione comune, welfare, interessi forti, tradizione politica...). Insomma, ad aver tradito il progetto sono stati gli stessi fondatori che hanno sempre anteposto l'interesse di bottega alla volontà di creare qualcosa di veramente nuovo.
Ora si raccolgono i cocci, ergo: si riparla di Ulivo. E allora ecco rispuntare all'orizzonte l'armata brancaleone delle minacce un giorno sì e l'altro pure, da Diliberto a Mastella passando per Parisi.
E poi c'è lo strumento tanto lodato (sicuramente il metodo di scelta è lodevole), le Primarie: tutti dovrebbero scegliere questo strumento, dicono Bindi e company, ma mi chiedo perchè non guarda in casa propria invece di regalare consigli non richiesti (tipico atteggiamento di chi si sente moralmente e politicamente superiore), ance perchè dall'altra parte il leader non manca.
Le primarie nell'Ulivo e poi Pd è vero che hanno raccolto milioni di persone alle urne, ma da qui a dire che il Pd è un grande partito ce ne vuole eccome. Cari Bersani e Veltroni, è pur sempre un "metodo", una modalità di scelta dei propri rappresentanti, un partito è forte nei valori e conseguentemente nelle scelte. Per questo il Pd è un partitino.

mercoledì 15 settembre 2010

l'elettore berlusconiano oggi

Ho la possibilità di descrivere l'elettore di lunga data di Silvio Berlusconi avendo diversi cari ancora (oserei dire "nonostante tutto") sostenitori del Premier.
Innanzitutto un breve identikit: il soggetto di cui parlo ha un'età avanzata (pensionato ultrasettantenne), in passato ha sostenuto sempre grandi leader, al di là del partito e delle istanze avanzate: partiamo dal Duce, per poi passare a Bettino Craxi (scusate il doppio salto mortale ma è giusto per dare l'idea).
Da questo elemento si potrà facilmente intuire che questo elettore, dalla istruzione elementare, subisce il fascino del leader carismatico, non approfondisce le tematiche non soltanto per "pigrizia" ma anche, e soprattutto, perchè non vuole mettere in dubbio le proprie convinzioni che gli consentono di vivere una vita di maggiori sicurezze, come dire, psicologiche. Una costante di questo tipo di elettore è considerare "inventato" tutto ciò che possa incrinare tali convinzioni (sai che balle rivedere tutte le proprie certezze mentali?!!) o al massimo trovare nell'avversario politico (a torto o a ragione) lo stesso comportamento di cui è accusato il Premier.
Questo elettore è affascinato dai grandi successi raccolti, o magari soltanto ben raccontati, dal leader; tende a perdonargli, come si fa ad un figlio o un nipote o un parente stretto, qualche marachella (magari per una scappatella ci ride su o al limite si indigna per poi dimenticarsene il giorno dopo, invece con un politico di schieramento opposto tende a indignarsi punto e basta), si è instaurato dunque un rapporto quasi sanguigno con tale leader, tant'è che non è l'operato politico che viene giudicato, ormai quello va in secondo piano.
Ma chi contribuisce a presentare questo scenario paradisiaco? Una buona propaganda, più o meno subdola. Per meno subdola indichiamo i notiziari meno ipocriti, magari dichiaratamente di parte (penso a Emilo Fede), ma che nonostante tale "confessione pubblica" non induce l'elettore berlusconiano-fediano a prendere con le molle le notizie comunicate da tale tiggì: resta comunque un Telegiornale che ha tutte le credenziali per sostituire qualunque altro notiziario (come dire, se stasera vedo il tg4 ritengo di avere ottenuto una quantità di informazioni utili, tali da non dover necessariamente vedere un altro tiggì o leggere un giornale).
Perchè il legame è così stretto e duraturo, perchè non si incrina col tempo, perchè non deteriora? Perchè il Cavaliere ha dalla sua parte un valore aggiunto che nulla ha a che vedere col tempo che scorre: non è un politico di professione. Questa è una dote altissima per l'elettore berlusconiano, perchè, anche grazie al Premier, è stata dipinta un'immagine del professionista politico estremamente negativa: parassita, improduttivo, per certi aspetti analoga alla visione che si ha del dipendente pubblico.
Soltanto da una personalità forte, insieme all'apporto di grandi mezzi di comunicazione, può nascere qualcosa che possiamo chiamare "cultura". Perchè il termine è per così dire neutro, cultura non ha un'accezione positiva  a sè stante.
Ed ecco che parliamo di berlusconismo, in questo caso ricondotto alla cultura dominante dell'elettorato berlusconiano, che ha conseguentemente aperto le porte al radicamento della cultura di governo berlusconiana imbevuta di messaggi forti, contraddizioni, propaganda e "tanto rumore per nulla".
Siamo certi che con la fine di Berlusconi potremo parlare di fine della cultura nazional-berlusconiana?