mercoledì 7 marzo 2018

Dal voto antisistema alla sinistra non pervenuta

Ha perso l'establishment politico e filoeuropeo trasversale nel nostro panorama politico. Hanno vinto le forze antisistema, intercettando le preoccupazioni, insicurezze, istanze e rabbia (ma non riduciamolo a voto di protesta) dell'elettorato. È un voto che segue il trend del voto referendario di Dicembre 2016 che aveva sancito il no a Renzi più che il no ad una riforma costituzionale. Qualcuno si era illuso (Berlusconi, seminato da Salvini) che quel No rimetteva in gara la propria compagine, ma così non era. Ma è una vittoria a metà. La legge elettorale partorita è riuscita nel suo intento: non avere una maggioranza elettorale che stia sulle proprie gambe. E allora ecco che si inseriscono i giochi della politica di casa nostra che riconosciamo col nome di inciucio. In Germania hanno aspettato sei mesi per una coalizione di governo, da noi il mercato delle vacche è appena iniziato. E se Di Maio pare poco avvezzo a trattative e compromessi non proprio trasparenti, Silvio non è certo restio a contrattare (Razzi, Di Gregorio e compagnia cantando insegnano). E poi c'è la sinistra, o forse no. Il Pd è come la temperatura di Potenza, non pervenuta. Liberi e Uguali diventa Liberi Tutti. Renzi non può fare altro che rassegnare le dimissioni (con 15 mesi di ritardo) e la sinistra deve ripartire, ma da cosa? Dalla sua essenza: la difesa dei ceti più deboli e più colpiti dalla crisi, dalla giustizia sociale e redistributiva, senza vergogna. Perché, se non se ne fossero ancora accorti, operai, impiegati, false partite iva, precari, disoccupati, studenti hanno scelto in cabina elettorale un comico di Genova che oggi fa meno ridere del comico di Rignano sull'Arno. To be continued...

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