sabato 2 luglio 2011

Considerazioni sugli ultimi eventi della settimana

Elezione Alfano, scarcerazione Strauss Kahn.

1) Berlusconi nomina Angelino nuovo segretario del partito, per acclamazione generale e standing ovation. Messi a tacere eventuali dissensi o proposte alternative al giovani ministro. Il tutto è apparso molto televisivo, cosa potevamo aspettarci dal Cavaliere?
Interessante un punto del discorso di Alfano: ha pronunciato il termine "onesti".
"Non tutti sono onesti" nel partito di Silvio. Mai Silvio avrebbe fatto una dichiarazione del genere, guai a intaccare il "prodotto pdl". Il PdL è come una pentola della Mondial Casa, inossidabile, perfetta cottura (dei polli che li seguono), conveniente!
No, Alfano non ha l'animo commerciale di Silvio. Questo è il primo elemento e la prima connotazione del nuovo corso. Basta slogan senza arte nè parte, l'elettorato lo chiede, il suo elettorato. Le elezioni lo hanno dimostrato, le difficoltà della vita hanno spinto anche i più drogati di Silvio ad aprire bocca, ad esprimere anche solo un piccolo dissenso verso l'operato del Governo.
Alfano deve sapere cogliere il malessere, proporre una nuova ricetta.
Ma il PdL è tutto unito intorno ad Angelino? Io non credo. E dopo l'uscita di Silvio l'implosione sarà inevitabile, a meno che lo stesso Angelino riuscirà a ricomporre tutte le tessere del mosaico pidiellino.
A proposito di tessere. Singolare anche la contrarietà netta (mai sentita fin d'ora) rispetto al ruolo delle tessere nella scelta della guida del partito. "Non può vincere e guidare il partito soltanto chi può permettersi più tessere": della prima crepa della plutocrazia berlusconiana è responsabile il suo delfino.

2) Adesso si chieda scusa a Strauss Kahn. Ma non con un trafiletto nell'ultima pagina economica del giornale, ma con un titolo a 9 colonne: "Strauss Kahn non è colpevole", "Strauss Kahn non è un maniaco", "La cameriera è una grande stronza", io consiglio questi titoli.

La tendenza a sbattere il mostro (ipotetico) in prima pagina infangando e stroncando le carriere, e la mancanza di umiltà quando ci si accorge di avere toppato, è un atteggiamento trasversale che parte da Travaglio e arriva a Belpietro passando per Sallusti.
Dopodichè, rilevo che per l'ennesima volta lo strumento mirato delle intercettazioni telefoniche è stato decisivo. Conclusione: se non vogliamo infangare o condannare prima della sentenza gli indagati, non colpiamo chi si limita a "intercettare" ma colpiamo il giornale che pubblica insieme al magistrato che passa le conversazioni più scottanti.
Ma dev'essere chiaro un punto: dopo avere assodato i colpevoli di questa o quella inchiesta, allora sì che sbattiamo in faccia ai cittadini la realtà e sarà soltanto allora che tutte le intercettazioni determinanti ai fini dell'inchiesta dovranno essere pubblicate.

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