lunedì 27 giugno 2011

C'è in gioco un bene più grande

Cerco di chiarire il motivo, o i motivi, per cui la sinistra fatica, una volta ottenuta una responsabilità di governo, a portare a termine il mandato seguendo un certo criterio logico dettato da un programma di governo condiviso (in teoria).
Potrei indicare alcune parole chiave: mancanza di riconoscimento dell'autorità, protagonismo e frammentarietà della proposta politica (elementi legati tra loro da doppio filo).

La sinistra negli ultimi anni viene chiamata molto frequentemente "le sinistre", astuzia verbale per indicare la frammentarietà e mancanza di orizzonte comune. Ciò è dovuto, se vogliamo dare un interpretazione positiva, alla presenza di "più teste pensanti" che giustamente vogliono dire la loro perchè hanno un contributo da dare alla discussione.
Ma è proprio questo il punto e la chiave: la discussione. La sinistra è in balia dell'eccessivo "discussionismo" perchè tutti devono poter dire la loro; ma manca uno sbocco concreto in tutto questo "parlare": la decisione dell'autorità. E da cosa deriva l'autorità se non da una maggioranza di voti?

Ma come, ci lamentiamo del despota che decide tutto e poi ci lamentiamo se non assistiamo ad una discussione politica? Beh, non mi lamenterei se tutto questo avvenisse all'interno di una associazione culturale che non ha "responsabilità di governo", ma il mio voto non deve essere stato vano: non ho scelto l'immobilismo, ma un'alternativa di governo.

Cosa manca alla sinistra, ed ai componenti afflitti dalla "mancanza del rispetto di un'autorità"? E' presto detto: accettare la sconfitta.

Poniamo che entro un ipotetico governo nazionale guidato da Bersani, la maggioranza del consiglio dei Ministri prenda una decisione su un tema ambientale. E poniamo che ci siano due ministri "verdi".
Ecco, i ministri dissentono, votano legittimamente contro, dopodiché devono adeguarsi e non minare il capo del governo tentando di "dissociarsi" con dichiarazioni ad effetto o, peggio, ultimatum al capo del governo (conosciamo bene i diktat dell'ultimo governo Prodi). Cosa comporta tutto questo? Immobilismo e il nascere di un cancro, che legittima chiunque a ricattare e, alla lunga, a contribuire all'implosione.

Decidere è scontentare qualcuno per un bene più alto, per cui, del resto, hanno lottato tutti, una proposta di alternativa di Governo che non sia la conservazione dello status quo ma sia davvero qualcosa di dinamico.

Ma c'è anche qualcosa di più innato che determina la continua "presa di distanza" o "puntare il dito" di tanti. L'eccessivo protagonismo. Qui non si tratta di politica, ma di elementi di psicologia: il desiderio mai pago di salire sul piedistallo per recitare la parte del vate. Per quella forma sterile di appagamento che può dare il proprio nome sul giornale.
Dove sta l'umiltà? Ma soprattutto, hanno forse a cuore il paese questi "protagonisti del nulla"?
Io dico di no. Non hanno un orizzonte o un progetto per il paese.

Ovviamente dall'eccesso di protagonismo "sterile" derivano i mali della sinistra: frammentarietà nella proposta, liti interne con disconoscimento dell'autorità eletta, per arrivare all'immobilismo.

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